diMonica Colombo
Di origini egiziane, è stato proprietario del Coriandolo, di Giannino e dell'Antica Osteria Cavallini. Luoghi che hanno ispirato le trattative di calciomercato con Galliani protagonista. Ora la nuova avventura in via Gluck
«Per forza devo riaprire un locale: appena incontro un personaggio del mondo del calcio, mi arriva la richiesta di farlo». Provare per credere. Pranzo a due passi dal Duomo nel ristorante di uno dei più lussuosi hotel di Milano. Sbuca Cristiano Giuntoli, il dirigente che sta rivoluzionando la Juventus con una rovente sessione di calciomercato. «Joseph, mi manchi». Lui, l’egiziano più milanese in circolazione («ai tempi del Milan di Ancelotti, andavo con Carlo ogni novembre a mangiare la cassoeula in un paese vicino a Milanello»), sorride compiaciuto. Joseph Ghapios, 56 anni compiuti il 9 febbraio scorso, di cui 34 vissuti in Italia, iniziando dalla gavetta («ho cominciato facendo il lavapiatti al circolo bocciofilo di via Ferrante Aporti. Nel giorno di riposo andavo a cucinare per una squadra di rugby») è stato fra i massimi esponenti del binomio ristorazione più pallone.
Manca poco più di una settimana, poi il 2 settembre si alzerà in via Gluck la serranda del nuovo ristorante «Locanda Cuoco di Bordo». «Lo faccio anche per assecondare mio figlio Karym che si è laureato in Economia alla Cattolica e ha manifestato il desiderio di gestire un nuovo locale». Andando in controtendenza rispetto ai ristoranti della città, agli inizi degli anni Duemila, Joseph comprese che si poteva conquistare una bella fetta di clientela tenendo la «clèr» sollevata in agosto. Erano i tempi del Coriandolo, situato in via dell’Orso. «Una delle caratteristiche dei miei ristoranti era la mancanza di parcheggio: eppure li ho sempre riempiti». Il Coriandolo diventa sede di trattative, ma non solo. Tutto il jet set internazionale che transita in città chiede un tavolo a Joseph. «Nel mio ristorante si sono conosciuti Andriy Shevchenko e Kristen Pazik, sua moglie. All’epoca era una modella, reduce dalla rottura con Piersilvio Berlusconi» racconta. «Prima di sposarsi Sheva era fisso al Coriandolo. Una sera mi disse “domani Joseph vieni a vedere Germania-Ucraina. Ti metto a disposizione un aereo privato”. Partii con Oscar Damiani, il procuratore. Peccato che arrivammo già a fine primo tempo». Non solo Milan. «Nel 2005 quando Luis Figo fu acquistato dall’Inter dove consumò il primo pasto italiano? Da me, lo portò Stefano Filucchi, ex direttore generale dei nerazzurri».
I calciatori attirano le showgirl. «Borriello era un habitué, le prime uscite di coppia con Belen avvennero proprio in quelle sale». Ma anche le top model erano di casa. «Naomi Campbell rimase a dormire sui divanetti del Coriandolo, stremata dopo una sfilata. Poi certo, potrei raccontare anche delle sue scorribande notturne con Didier Drogba ma lasciamo perdere…».
Il giro di clientela era stato ormai impostato. Così nel 2006, l’intuizione definitiva per la carriera. «Venni a sapere, per caso, da un cliente, che era in vendita il marchio di Giannino, un ristorante storico di Milano, in via Sciesa all’epoca, già iconico per i rossoneri dal momento che Silvio Berlusconi lì organizzava le cene di Natale del club. Lo comprai, e aprii in via Vittor Pisani, con Kakha Kaladze e Lorenzo Tonetti come soci. Gli amici mi dissuadevano: "Ma cosa fai? Chi va a mangiare vicino alla stazione Centrale?"». Diventò il tempio del calciomercato del Milan.
Le prime cene di Ronaldinho si svolsero tra quelle mura. All’epoca come tuttofare si mise in luce Giuseppe Riso, ora fra gli agenti italiani più potenti («si merita tutto il successo che ha avuto» sottolinea Joseph). Adriano Galliani incontra procuratori e intavola affari proprio fra uno spaghetto e una caprese. I giornalisti sono fissi da Giannino perché dopo le partite in notturna del Diavolo arriverà puntuale il presidente Berlusconi che poi alle prime luci dell’alba fornirà spunti e dichiarazioni a chi era rimasto in attesa.
«Sono stati anni formidabili, Kaladze è diventato quasi uno di famiglia. Ricordo il dolore di quando arrivò la notizia del ritrovamento del corpo del fratello Levan, morto dopo il rapimento avvenuto anni prima. Andai al funerale, in Georgia: fu la giornata più faticosa della mia vita. Dopo l’atterraggio a Tbilisi, ci fu un interminabile viaggio nelle campagne per arrivare al paesino dove si sarebbero svolte le esequie».
Dopo cinque anni, fu il turno dell’Antica Osteria Cavallini. «Il locale era in via Macchi, all’epoca zona depressa. Ci portai Shakira, propiziai l’acquisto di Maxi Lopez all’Udinese e procurai il contatto di Serse Cosmi al Crotone che cercava un tecnico. Ho inviato bottiglie di vino pregiato ad Alex Ferguson e la mozzarella di bufala ad Andrea Berta dell’Atletico Madrid. Ho tenuto aperto undici anni: il segreto è lavorare sette su sette e rimanere a disposizione anche a tarda ora, quando dopo le partite agenti e dirigenti cercano un posto dove mangiare». Ora Locanda Cuoco di Bordo, per quel ragazzo della via Gluck. Gente tranquilla che lavorava.
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24 agosto 2024
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